Sono 40 i miliardi di euro stanziati dal Governo per la crescita e digitalizzazione delle imprese in tutta Italia. Una consistente quota di questi fondi arriverà anche in Sardegna a sostegno della modernizzazione, del cambiamento e dello sviluppo delle realtà tecnologiche della regione, la cui mission è innovazione e ricerca.

L’occasione per dibattere e confrontarsi, su come sfruttare i finanziamenti del PNRR in favore delle realtà digitali nell’Isola e nel resto d’Italia è stata il Convegno Regionale, organizzato da Confartigianato Imprese Sardegna questa mattina a Olbia, dal titolo “L’artigiano digitale tra PNRR e sfide “glocali””, iniziativa che ha visto incontrarsi imprese, politici e Istituzioni, per ragionare sulle prospettive e sulle opportunità che il Piano di Ripresa e Resilienza offrirà al sistema delle 3.156 imprese digitali sarde e dei circa 8.500 dipendenti.

I lavori sono stati aperti dall’intervento da Maria Amelia Lai, Presidente Regionale di Confartigianato Imprese Sardegna e coordinati da Daniele Serra, Segretario Regionale di Confartigianato Sardegna.

Per competere nel mercato odierno uno degli strumenti prioritari è il digitale – ha subito detto in apertura la Presidente di Confartigianato Imprese Sardegna, Maria Amelia Lai su questa linea il Governo ha messo a disposizione per le attività produttive oltre 40 miliardi di euro: 24,8 per digitalizzazione, competitività, cultura e turismo, 10 per istruzione e ricerca, 5 per rivoluzione verde e transizione ecologica. Insomma, il PNRR è uno strumento per rendere l’Isola e l’Italia un po’ più simili agli altri Paesi: più digitale e infrastrutturata, più green, più attenta alla formazione alla ricerca, più equilibrata socialmente e territorialmente”.

E in Sardegna il “terreno” per lo sviluppo e la crescita delle imprese tecnologiche è molto fertile. Lo dimostrano i dati dell’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna che ha analizzato il panorama di queste realtà.

Dalla produzione di sistemi robotici all’ingegneria informatica, dalla creazione di software ai servizi informatici, della realizzazione di portali web fino all’elaborazione dati: sono ben 3.156 le imprese sarde attive nel digitale e che sono pronte a fornire servizi e supporti innovativi a tutta l’economia regionale. Un settore caratterizzato da una forte impronta artigiana (circa il 75%) con un numero addetti che supera le 8.500 unità. A livello nazionale le imprese dei servizi digitali sono oltre 146mila.

A supportare questi dati, c’è anche l’indice regionale DESI 2021, che misura la digitalizzazione dell’economia e della società tenendo conto del livello di connettività, di competenze, dell’uso di servizi internet, di integrazione delle tecnologie digitali e di diffusione del digitale nella P.A. Secondo questa analisi, la Sardegna si posiziona al 13esimo posto nella classifica nazionale ma prima tra le regioni del Mezzogiorno. Di contro, per quota di soggetti connessi ad elevate velocità si posiziona invece in terz’ultima posizione.

Da subito il Governo ha compreso come il digitale non rappresenti più una semplice opzione ma una vera e propria necessità, una spinta importante alla digitalizzazione per tutte le imprese italiane, e quindi anche per quelle della Sardegna – ha continuato la Presidenteper questo il PNRR ha posto grande attenzione alla trasformazione digitale e ai temi della ricerca e dell’innovazione una scelta lungimirante e cruciale per rilanciare e accelerare lo sviluppo della nostra Isola e del nostro Paese. Tuttavia, per l’attuazione del Piano dobbiamo affrontare alcune sfide molto delicate per evitare di disperdere e sprecare le risorse economiche che andremo a investire nei prossimi mesi. Lo snodo da affrontare è quello di capire come essere in grado di passare realmente dall’intento all’impatto, ovvero dalle dichiarazioni di principio e di indirizzo politico a favore dell’innovazione, ad azioni concrete che abbiano un impatto positivo, concreto, trasformativo e non solo di facciata. Di dichiarazioni di intenti ne sentiamo tante, tutti i giorni. Intenti che sono diventati anche più forti e autorevoli con l’arrivo del PNRR, ma che da soli non possono certo bastare a migliorare la Sardegna e il resto dell’Italia”. “Fino a questo momento, la motivazione con la quale si giustificava la mancanza di azioni mirate a innovare tramite il digitale era legata alle risorse, troppo poche, non sufficienti o addirittura mancanti – ha ripreso il Segretario di Confartigianato Sardegna, Daniele Serra ora, i fondi mancanti non possono più essere un motivo per non innovare. Ma per avere impatti rispetto agli investimenti dei fondi PNRR serviranno strumenti attuativi, meccanismi attraverso i quali si possono scaricare a terra gli intenti per avere impatti. Se gli strumenti sono troppo complessi e non funzionano, come ci hanno dimostrato esperienze del passato, non abbiamo impatto. Senza accusare nessuno, notiamo tutti i giorni che, per tentare di sfruttare le risorse, si sta dando vita ad aggregazioni molto complesse tra enti statali, organismi di ricerca pubblici e imprese che si tengono insieme con progetti, ai noi, poco chiari nel senso che non ne comprendiamo l’obiettivo da raggiungere. Vorremmo evitare che questo succedesse anche in Sardegna”.In Sardegna, forse più che in altre regioni, sta crescendo la propensione delle imprese a investire in ricerca e tecnologia – sottolinea il Segretario- tutto ciò è stato sostenuto, in larga parte, anche dagli incentivi statali per la trasformazione digitale e l’adozione di tecnologie 4.0, e favorito dai bandi promossi anche nella nostra regione”.

Però un limite allo sviluppo digitale delle imprese sarde è dato dall’ancora insufficiente livello di competenze proprio all’interno delle realtà produttive. “Questa crisi economica, collegata prima alla pandemia e ora alla guerra, ha accelerato i fenomeni di digitalizzazione da parte di tutte le imprese, incluse le micro e piccole, che hanno pressoché raddoppiato il loro tasso di adozione delle tecnologie digitali– ha rimarcato la Lai –  però il vincolo principale alla trasformazione digitale è sempre rappresentato dalla mancanza di competenze proprio all’interno dell’impresa, sia per quanto riguarda gli imprenditori che per quanto riguarda il capitale umano. Lo “skill gap” delle MPI sarde, come quelle del resto d’Italia, rappresenta una criticità di lunga durata e un freno alla loro competitività. Su questo dobbiamo lavorare, su questo dobbiamo intervenire e su questo le Istituzioni devono puntare. Cancellare il divario interno è diventato uno degli obiettivi primari”. “Senza dimenticare come il PNRR debba diventare realmente patrimonio delle comunità e imprese a cui chiede di correre e a cui promette risorse necessarie alla ripresa – ha precisato la Presidente – imprese, terzo settore, cittadini, devono conoscere, in modo approfondito, ciò che il Piano promette di realizzare, gli sforzi che chiede e il potenziale di cambiamento che contiene. Senza nascondere le criticità, ma aprendo a percorsi di coinvolgimento e co-progettazione, che sono necessari e che bisogna progettare per cogliere le sfide”.“Questa del PNRR è un’occasione che la nostra Isola non può lasciarsi sfuggire – ha concluso – per questo auspichiamo che anche da noi possa arrivare una cospicua fetta di finanziamenti che servirebbero a concludere il progetto della Banda Ultra Larga, ridurre al massimo i costi di transazione della trasformazione digitale e incentivare all’acquisto di soluzioni tecnologiche adeguate che portino un reale sviluppo digitale delle imprese”.

Per Settimo Nizzi, Sindaco di Olbia, “l’ondata di innovazione è da cavalcare e sfruttare ma dalla Politica le imprese si aspettano atti che diano risposte concrete all’Isola. Per questo è fondamentale stimolare il mondo dell’artigianato per proseguire nella strada dell’innovazione”.

Secondo Quirico Sanna, Assessore Regionale agli Enti Locali e Urbanistica, “oggi le imprese artigiane si sono evolute e producono anche su misura. Fondamentale è la formazione, finalizzata all’occupazione e alla esigenze reali delle imprese, del territorio e dell’economia della Sardegna”. 

Maria Assunta Serra, Direttore Generale di Sardegna Ricerche ha raccontato le esperienze dell’Ente regionale per la crescita, valorizzazione e tutela dell’artigianato sardo.

Il tema della mancanza di manodopera è stato affrontato da Gianni Sarti, Presidente Cipnes, il quale ha sottolineato come occorra trovare soluzioni per attrarre forza lavoro nei centri produttivi nell’Isola.

Per Paolo Manfredi, Responsabile Osservatorio Nazionale sul PNRR di Confartigianato, “le imprese devono essere traghettate verso la transizione digitale anche se queste sono troppo spesso attratte dalla tecnologia e troppo poco dalle soluzioni. E’ necessario, per questo, sostenere il loro sviluppo e la circolazione delle competenze a tutti i livelli”.

Giuseppe Fasolino, Assessore Regionale alla Programmazione, ha invece centrato il suo discorso sull’incentivazione delle imprese artigiane e quindi sulla legge 949 sull’artigianato. “Tra il 2016 e 2019, con la legge al 10% di fondo perduto, sono stati erogati 4 milioni di euro per investimenti complessivi di 10 milioni di euro. Tra il 2020 e il 2022, con la legge al 40% di fondo perduto, abbiamo erogato 40 milioni di euro che hanno generato una leva di 100milioni diretti. Posso anticipare che nella prossima variazione di Bilancio per l’artigianato saranno disponibili 18 milioni di euro, questo perché il settore è trainante per tutta l’economia regionale. Nella prossima programmazione europea bisogna trovare incentivi per supportare le imprese nella produzione”.

Spazio anche a 3 case histories, esperienze dirette di artigiani digitali di Olbia, Cagliari e Oristano.

Nello spazio del Maker Faire, anche il FabLab dell’ITIS Othoca di Oristano.  Nato dalla sinergia tra Cipor Oristano, ITIS Othoca e Confartigianato di Oristano, e finanziato dal progetto Oristano Est del Comune di Oristano, con l’obiettivo di avvicinare le nuove generazioni alle tecnologie del futuro e al lavoro di squadra, è una piccola officina di fabbricazione digitale alla quale accedono i giovani di Oristano e dell’intera provincia che, grazie alle stampanti 3D, al taglio laser, alle frese Cnc, sperimentano tecniche innovative di piccole produzioni. Gli studenti hanno presentato 5 progetti innovativi; il primo è un modellino di una chiesa sarda, con rilevatore touch per i non vedenti che potranno sentire la descrizione grazie alla riproduzione sonora; il secondo è un dispenser per cibo per animali domestici, a breve anche con il riconoscimento “facciale” degli amici dell’uomo; il terzo è una macchinina automatica dotata di sensori che aiutano a evitare gli ostacoli; il quarto è un ventilatore polmonare, idea che ha vinto il secondo premio a un concorso internazionale; la quinta e ultima proposta è un minibattello per le rilevazioni dell’acqua degli stagni della laguna di Oristano.

Secondo l’analisi nazionale dell’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna, la propensione all’attività innovativa delle piccole imprese è diffusa e crescente nel tempo. Secondo l’ultima rilevazione dell’Istat, le piccole imprese innovative sono oltre la metà (53,3%) delle piccole imprese tra 1049 addetti, quota in crescita di 7,7 punti percentuali rispetto al 45,6% del precedente triennio, variazione leggermente più accentuata dei +7 punti percentuali del totale delle imprese; in particolare, la quota tocca il massimo del 62,6% per il manifatturiero esteso, quasi dieci punti superiore rispetto al 53,3% del triennio precedente. Le attività di ricerca e sviluppo (R&S) rappresentano una variabile chiave per la valutazione della competitività dei sistemi economici, consentendo di incorporare elevati contenuti di conoscenza nella produzione di beni e servizi, con impatti positivi sul grado di innovazione e sulla produttività. Le spesa in R&S attiva una domanda di lavoro con elevata qualificazione: nelle imprese la quota di addetti alla R&S con laurea e post laurea è doppia rispetto alla media degli occupati in Italia. I dati Istat (2021) indicano che nel 2019 la spesa in R&S intra-muros – attività finalizzate alla ricerca scientifica e sviluppo sperimentale svolta con personale e attrezzature gestite dal soggetto rispondente – ammonta a 26,3 miliardi di euro, di cui 16,6 miliardi di euro di spesa delle imprese, pari al 63,2% del totale. In un anno la spesa in R&S cresce del 4,1% ed il segmento dimensionale maggiormente dinamico è quello delle MPI con un aumento del 5,9% a fronte del +3,7% registrato dalle imprese medio-grandi con 50 addetti ed oltre. Il migliore andamento di questi investimenti orientati all’innovazione nelle MPI si conferma anche nel lungo periodo: nel quinquennio 20152019 la spesa in ricerca e sviluppo delle MPI sale al ritmo del 18,6% all’anno, tre volte il +6,1% del totale delle imprese e le imprese medio-grandi si fermano sul +4,3%.