Maria Amelia Lai è la nuova Presidente Regionale di Confartigianato Imprese. Lo hanno deciso, all’unanimità per acclamazione, i delegati regionali dell’Organizzazione Artigiana, riuniti in Assemblea Regionale questa mattina a Sassari.

Lai, imprenditrice 56enne di Ozieri del settore delle costruzioni, attualmente unica donna in Sardegna alla guida di una Associazione Imprenditoriale, rappresenterà nel prossimo biennio le oltre 6mila imprese associate a Confartigianato in tutta la Sardegna. Attualmente è Presidente di Confartigianato Imprese Sassari.

Nel suo incarico verrà affiancata dal nuovo VicePresidente Vicario Fabio Mereu, 44enne imprenditore di Cagliari del trasporto persone, e supportato da altri 2 VicePresidenti: Giacomo Meloni, imprenditore edile di Olbia e Giuseppe Pireddu, autoriparatore di Macomer. Antonio Matzutzi viene nominato Past President.

L’Assemblea ha provveduto a eleggere anche la Giunta Regionale di cui fanno parte, oltre a Presidente e VicePresidenti, anche Norella Orrù (Sud Sardegna), Sandro Paderi, Antonio Matzutzi ed Elisa Sedda (Oristano), Albino Casu  (Nuoro), Marco Rau (Sassari) e Simone Ballo (Gallura)

La neo Presidente, nel suo primo discorso, ringraziando il l’uscente, Antonio Matzutzi, per l’impegno svolto in questi ultimi 4 anni, ha analizzato la situazione politica, economica e sindacale della Sardegna e, illustrando le prospettive del comparto, ha ribadito l’impegno di Confartigianato Sardegna a dialogare con la Giunta guidata dal Presidente Solinas e con il Consiglio Regionale, proseguendo il percorso avviato Politica, Istituzioni e Amministrazioni, per dare coraggio, energia, credito e opportunità alle oltre 34mila imprese artigiane e ai circa 62mila addetti.

Noi artigiani siamo quelli che non si arrendono – ha esordito la neo Presidenteperché crediamo nel valore dell’impresa, nella qualità del lavoro individuale, nella potenzialità del territorio, nell’investimento in tecnologia ma soprattutto noi siamo quelli che non abbandonano le loro radici ma credono nel presente e nel futuro”. “Ogni territorio custodisce la qualità manifatturiera del made in Sardegna – ha continuato la Laise adeguatamente valorizzati, questi rappresentano un volàno strategico per la competitività dell’artigianato e delle Pmi. I dati ci raccontano di una vocazione imprenditoriale importante nonostante gli ostacoli naturali, gap infrastrutturali e svantaggi normativi che possono, anzi devono, essere affrontati nel futuro prossimo anche attraverso il PNRR, che dovrà porre al centro dell’agenda della Politica le PMI, l’ambiente e l’innovazione tecnologica”. “Come artigiani non chiediamo favoritismi – ha poi precisato – ma pretendiamo pari opportunità con il resto dell’Italia e del Mondo. Per esempio chiediamo infrastrutture viarie e tecnologiche per essere competitivi non con le zone limitrofe, ma con il mondo intero. Abbiamo necessità di strade e di linee web ad alta velocità per la movimentazione dei beni che produciamo e per la veicolazione della conoscenza, della cultura e dei prodotti dell’ICT. Abbiamo necessità di utilizzare le risorse europee in arrivo per interventi finalizzati a sostenere le attività produttive e a colmare i gap infrastrutturali che comprimono le potenzialità economiche dei territori più svantaggiati”.

Poi l’imprenditrice ozierese ha poi voluto rilanciare il ruolo delle Associazioni Imprenditoriali: “In questo periodo dove si sente fortemente il bisogno dello Stato e delle Istituzioni, in ogni singola azione quotidiana, dove le difficoltà burocratiche sono ancora forti, e dove le carenze di organico negli Enti Pubblici rallentano l’attività e le necessità delle imprese, le Associazioni d’Impresa rappresentano l’ultimo, forse l’unico, presidio di welfare territoriale. Queste raffigurano un “avamposto para istituzionale” insostituibile, perché conoscono pregi, carenze e necessità dei territori, delle imprese e delle persone,  sostituendosi, con grandissime difficoltà, alle Istituzioni stesse”.

Poi la Presidente, alla presenza dell’Assessore Regionale dei Lavori Pubblici, Aldo Salaris e dei Consiglieri Regionali Gianfranco Ganau e Pietro Maieli, e di numerose imprese artigiane proveniente da tutta l’Isola, ha presentato il rapporto regionale Imprese Artigiane: protagoniste della ripartenza dell’economia della Sardegna”, dossier elaborato per l’occasione dall’Ufficio Studi di Confartigianato Sardegna, che ha “radiografato” l’ultimo biennio del comparto sardo attraverso i dati Istat, Unioncamere e Movimprese, analizzando così lo stato di salute delle imprese artigiane.

Secondo lo studio, in Sardegna sono 34.253 le imprese artigiane registrate, il 20,1% di tutte le attività produttive sarde, che danno lavoro a 61.441 addetti, che superano i 100mila con l’indotto, e che producono un valore aggiunto di oltre 3 miliardi di euro, il 10,2% dell’intera Isola. Di queste ben 5.900 sono create e gestite da donne e 2.542 sono quelle condotte da under 35. Ogni giorno nell’Isola vengono aperte ben 7 imprese artigiane. Ogni 100 abitanti ci sono 2,1 imprese artigiane e ben 4,7 ogni 100 famiglie.

Sono questi alcuni dei numeri di un sistema di imprese, addetti e territori su cui gravano, da tempo immemorabile, condizioni che ne limitano lo sviluppo – rimarca la Laie parliamo dei problemi legati alla rappresentatività, al credito, alla competitività, alla burocrazia, al lavoro, alla formazione, al territorio, all’ambiente, alle infrastrutture, all’energia, ai trasporti e all’insularità. Le aziende chiedono solo di essere liberate da questi pesi. La solidità delle imprese sarde è stata duramente compromessa negli anni la Politica regionale, con quella nazionale, avrà il duro compito di ricreare un contesto favorevole alle attività produttive”.

L’analisi del dossier ha quindi aperto il dibattito e il ragionamento sulle prospettive del comparto e del suo rilancio, attraverso proposte che andranno a toccare argomenti quali la Legge 949, la burocrazia, il lavoro, la formazione, il credito anche in vista del prossimo Assestamento di Bilancio.

Ed stato è proprio il rifinanziamento della Legge 949, per supportare concretamente le imprese artigiane della Sardegna che vogliono investire, crescere e uscire dalla crisi, la prima richiesta della Presidente alla Politica Regionale.

Il principale “strumento finanziario artigiano”, infatti – sottolinea Maria Amelia Lai grazie alla sua snellezza burocratica, al fondo perduto fino al 40% e all’abbattimento dei costi di interesse, è diventato sinonimo di crescita delle piccole realtà imprenditoriali isolane. Lo scorso anno chiedemmo il suo rifinanziamento e fummo ascoltati ma ora, dopo soli 9 mesi di attività, i fondi a disposizione sono praticamente esauriti”. La nostra proposta è che le oltre 34mila imprese artigiane, che offrono lavoro a oltre 100mila persone e rappresentano il 22% dell’economia della Sardegna – afferma Lai – possano essere supportate concretamente attraverso il rifinanziamento di questa norma. Lo ribadiamo: non chiediamo sussidi tantomeno assistenzialismo ma incentivi concreti affinché le micro, piccole e medie realtà sarde possano rafforzarsi, investire in tecnologia e formazione, creare nuova economia e assumere: le imprese non devono essere lasciate sole in questo momento”.

Un recente monitoraggio relativo all’andamento della “misura”, effettuato pochi giorni fa dall’Associazione Artigiana, tra settembre 2020 e aprile 2021, conferma come siano stati impegnati quasi tutti i 15 milioni di euro messi a disposizione lo scorso anno, soddisfando così le richieste di crescita di oltre 1.200 imprese. Questo circuito virtuoso ha messo in moto un meccanismo di moltiplicazione attraverso il quale ogni 1 euro messo a disposizione dalla Legge, ha generato 2,5 euro. Investimenti che sono andati a spalmarsi sui territori e sulle altre categorie produttive e di servizi.

Questo anche alla luce dei dati sul sistema artigiano della Sardegna di poche settimane fa, rilevati dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna, che confermano come il tessuto imprenditoriale artigiano non sia distante da una auspicata ripartenza post crisi. Nel trimestre gennaio-febbraio-marzo 2021, il comparto ha registrato 666 nuove aperture contro 638 chiusure, facendo segnare, un insperato saldo positivo di 28 realtà, portando le imprese a un totale di 34.253. Nel 2020, quando la pandemia era all’inizio, venivano registrate 543 nuove attività e ben 902 cessazioni, per un bilancio negativo di -359.

 “Abbiamo, già in tempi recenti, apprezzato l’idea della Giunta e del Consiglio Regionale, di concentrare l’attenzione sulle piccole imprese – prosegue la Presidente di Confartigianato Sardegna per questo crediamo si debba continuare a percorrere questa strada con un’adeguata dotazione di risorse finanziarie, da destinare alle imprese attraverso questo strumento che ha dimostrato concretamente essere vicino alle esigenze delle realtà artigiane”.

La neo Presidente ha poi parlato delle altre esigenze del settore e quindi degli investimenti sulle infrastrutture, della sburocratizzazione degli atti, della semplificazione, ma anche della richiesta di supporto per l’Artigianato Tipico e Tradizionale, attraverso finanziamenti e un’apposita  nuova legge, degli incentivi sulla Legge sul Passaggio Generazionale, del sostegno alle attività “dematerializzate” di marketing e promozione delle imprese artigiane, del trasferimento tecnologico e dell’accesso al mercato elettronico delle Pubbliche Amministrazioni.

 “Se si crede realmente nell’Artigianato – ha concluso la Presidentequesto è il momento per Giunta e Consiglio Regionale di dimostrarlo ulteriori fatti concreti”.

L’Assessore ai Lavori Pubblici Aldo Salaris, nel suo intervento, ha affermato come “nel prossimo futuro debba essere la Politica a bussare alle porte dell’Associazione per capire quali siano gli strumenti più performanti e utili al settore”. Salaris ha poi sottolineato come “la Politica prende oggi un impegno a sederci a un tavolo con voi, anche e soprattutto per ciò che riguarda i Lavori Pubblici, materia complessa e molto spigolosa. Per ultimo dico che dobbiamo lavorare insieme per riaffermare l’autonomia della Regione, per avere certezze, che in questo momento mancano”.

Poi l’intervento del Capogruppo del Partito Democratico in Consiglio Regionale, Gianfranco Ganau: “Sosterremo il rifinanziamento della 949: qui prendiamo questo impegno. E’ un impegni importante per sviluppare le imprese e farle crescere. Ma non solo, l’impegno sarà per un confronto del riordino della legge sull’artigianato, per dare norme e certezze a chiunque operi in questo settore. Saremo con voi anche nella battaglia per il riconoscimento dell’insularità in Costituzione. Abbiamo l’opportunità unica del PNRR: non possiamo perdere questo treno. Le risorse devono essere finalizzare a risolvere i problemi storici della nostra Isola”.

Il profilo dell’artigianato della Sardegna

In Sardegna le micro-piccole imprese attive (MPI) con meno di 50 addetti insieme alle imprese artigiane attive sono 104.078 mila, il 99,7% delle imprese totali del territorio (104.432), e occupano 245.352 addetti, l’82,4% dei lavoratori totali (297.890). Delle micro e piccole imprese presenti sull’Isola una su quattro (25,6%) è artigiana. Delle 26.627 imprese attive artigiane (anno 2018) la quasi totalità, tutte meno 6, sono MPI: l’89,6% ha tra 0-4 addetti, l’8,3% tra 5 e 9 addetti, l’1,4% tra 10 e 14 addetti, lo 0,4% tra 15-19 addetti e lo 0,3% tra 20 e 49 addetti. Delle oltre 26 mila imprese, sono 11.800, pari al 44,3%, quelle che hanno dipendenti. La dimensione media delle imprese artigiane dell’Isola è di 2,3 addetti per impresa. Dei 61.441 addetti 28.737 sono lavoratori dipendenti (46,8% del totale) e 32.705 sono lavoratori indipendenti (53,2% del totale).

Addetti, dipendenti e indipendenti nelle imprese artigiane

Le imprese artigiane sarde con dipendenti sono 11.800 pari al 44,3% di quelle presenti in tutta l’Isola e rappresentano quasi un’impresa su tre (28,6%) delle oltre 41 mila imprese totali con dipendenti. In queste imprese lavorano complessivamente 44.105 dipendenti e indipendenti, pari al 71,8% dei 61 mila addetti che operano nel comparto artigiano.

Sull’Isola nel 2018 gli addetti dell’artigianato sono 61.441 e rappresentano il 20,6% del numero totale di occupati. In particolare operano nell’artigianato sardo il 74,6% dei lavoratori del Manifatturiero, il 70,2% dei lavoratori delle Costruzioni e il 14,6% dei lavoratori dei Servizi. Prendendo a riferimento gli ultimi dati Istat dell’Archivio Statistico delle imprese attive (ASIA) relativi all’anno 2018, risulta che sull’Isola le imprese attive nell’artigianato coinvolgono 28.737 dipendenti pari al 46,8% degli addetti e 32.705 indipendenti, pari al 53,2% del totale. A livello settoriale si osserva che in Sardegna operano nel Manifatturiero artigiano 14.601 addetti, pari al 23,8% del totale degli occupati dell’artigianato, nelle Costruzioni 18.579 addetti, pari al 30,2% del totale e nei Servizi 27.504 addetti, pari al 44,8% del totale.

I dipendenti nell’artigianato Manifatturiero sono 7.430 e rappresentano il 25,9% del totale dei dipendenti operanti nell’artigianato. Sono, invece, 8.262 i dipendenti nel settore delle Costruzioni, che incidono per il 28,8% del totale, e 12.489 i lavoratori dipendenti nei Servizi, che incidono per il 43,5% del totale.

I lavoratori indipendenti nell’artigianato Manifatturiero sono 7.171 e rappresentano il 21,9% del totale degli indipendenti operanti nell’artigianato. Sono, invece, 10.317 i lavoratori indipendenti nel settore delle Costruzioni, che incidono per il 31,5% del totale, e 15.015 i lavoratori indipendenti nei Servizi, che incidono per il 45,9% del totale.

Serie storiche dell’artigianato dell’Isola

In Sardegna al I trimestre 2021 le imprese artigiane registrate sono 34.253, si tratta di un’impresa su cinque presente sull’Isola (170.251). Le nuove iscrizioni nei primi tre mesi dell’anno sono state 666 e le cessate non d’ufficio 638, valore più basso dell’intera serie; la nati-mortalità di impresa determina un saldo positivo di 28 unità, l’unico preceduto da segno più dell’intera serie. Va assolutamente tenuto conto che l’analisi degli ultimi dati Movimprese, riferiti al I trimestre 2021, nel confronto con lo stesso trimestre del 2020, sono fortemente condizionati dal perdurare della crisi e dal lockdown di marzo dello scorso anno.

I flussi demografici inoltre sono influenzati dalle incertezze dello scenario economico, tra attese sull’evoluzione della pandemia e prospettive di rilancio legate al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Va poi ricordato che tradizionalmente nel I trimestre dell’anno la demografia d’impresa è negativa, addensando la registrazione di chiusure entro il 31 dicembre dell’anno scorso.

In Sardegna le 666 iscrizioni di imprese artigiane al I trimestre 2021 risultano in aumento del 22,7% rispetto al numero di iscrizioni al I trimestre 2020, periodo in cui sono crollate a seguito dall’avvio della stagione pandemica (con il fermo di ogni attività per l’intero mese di marzo 2020). Rispetto al I trimestre 2019 risultano, diversamente da quanto accade a livello nazionale, in aumento del +14,4%.

Analogamente al I trimestre dell’anno in corso le cessazioni di imprese artigiane sono diminuite del -29,3% rispetto al I trimestre 2019 e del -34,6% rispetto al I trimestre 2020. A fronte di tale dato si ipotizza l’esistenza di una “platea nascosta” di imprese che in altre circostanze avrebbero già chiuso i battenti (Unioncamere-Infocamere, 2021). In conseguenza a tali andamenti il saldo demografico del I trimestre 2021 è positivo e pari a 28 unità, migliore e di segno opposto rispetto al saldo di -359 unità nello stesso periodo del 2020 e di -393 unità in quello del 2019.

Composizione settoriali dell’artigianato sardo

Prendendo a riferimento il numero di imprese artigiane registrate al I trimestre 2021 a livello di divisione Ateco 2007 tra quelle più rappresentative del comparto – con numero di imprese registrate che pesano sullo stock totale di imprese al I trimestre 2021 più dell’1% – se ne individuano 16 in cui si concentra il 91% dell’artigianato dell’Isola: Lavori di costruzione specializzati con 7.578 imprese, pari al 22,1% del totale artigianato, Costruzione di edifici con 5.061 imprese, pari al 14,8% del totale, altre Attività di servizi per la persona con 3.534 imprese, pari al 10,3% del totale, Commercio all’ingrosso e al dettaglio e riparazione di autoveicoli e motocicli con 2.398 imprese, pari al 7,0% del totale, Trasporto terrestre e trasporto mediante condotte con 2.161 imprese, pari al 6,3% del totale, Attività dei servizi di ristorazione con 1.993 imprese, pari al 5,8% del totale, Industrie alimentari pari a 1.441 imprese, pari al 4,2% del totale, Fabbricazione di prodotti in metallo (esclusi macchinari e attrezzature) con 1.290 imprese, pari al 3,8% del totale, Attività di servizi per edifici e paesaggio con 1.242 imprese, pari al 3,6% del totale, Industria del legno e dei prodotti in legno e sughero (esclusi i mobili); fabbricazione di articoli in paglia e materiali da intreccio con 1.016 imprese, pari al 3,0% del totale, Riparazione di computer e di beni per uso personale e per la casa con 772 imprese, pari a 2,3% del totale, Altre industrie manifatturiere con 766 imprese, pari al 2,2% del totale, Riparazione, manutenzione ed installazione di macchine ed apparecchiature con 625 imprese, pari all’1,8% del totale, Fabbricazione di altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi con 597 imprese, pari all’1,7% del totale, Altre attività professionali, scientifiche e tecniche con 364 imprese, pari all’1,1% del totale e Attività dei servizi d’informazione e altri servizi informatici con 329 imprese, pari all’1,0% del totale.

Tra questi principali 16 settori si rileva un peso più elevato dell’artigianato sul totale imprese operanti nel settore per: Altre industrie manifatturiere (85,1%), Riparazione di computer e di beni per uso personale e per la casa (81,2%), Lavori di costruzione specializzati (74,5%), Industria del legno e dei prodotti in legno e sughero (esclusi i mobili); fabbricazione di articoli in paglia e materiali da intreccio (73,5%), Altre attività di servizi per la persona (71,0%), Fabbricazione di prodotti in metallo (esclusi macchinari e attrezzature) (66,8%), Trasporto terrestre e trasporto mediante condotte (66,6%), Riparazione, manutenzione ed installazione di macchine ed apparecchiature (63,5%) e Industrie alimentari (62,2%).

EFFETTI COVID-19 E SFIDE FUTURE

CALO RICAVI IMPRESE – La Sardegna è regione più colpita dalla crisi Covid-19 con imponibile IVA rilevato da fatturazione elettronica in contrazione, nel 2020 rispetto al 2019, del 24,5%. Calo doppio rispetto alla media nazionale (-11,1%) e più accentuato rispetto a quello rilevato per tutte le altre regioni italiane. Al I trimestre 2021 si osservano però segnali di recupero con l’imponibile IVA rilevato tramite la fatturazione elettronica in crescita del +7,1%, superiore al +6,3% medio nazionale.

CRISI NATALITA’ D’IMPRESA – Nonostante il segnale di rimbalzo delle iscrizioni totali registrate al I trimestre dell’anno in corso (+8,7%), che fa i conti con un primo trimestre 2020 fortemente condizionato dal lockdown di marzo, si osserva che il bilancio delle iscrizioni ottenuto confrontando i 14 mesi da inizio marzo 2020 a fine aprile 2021 con il corrispondente periodo collocato al di fuori della pandemia (marzo 2018-aprile 2019) fa segnare un volume di iscrizioni in riduzione di 1.605 unità (-14,3%).

MERCATO DEL LAVORO – Gli occupati tra i 15 e i 64 anni di età nel 2020 in Sardegna sono 546 mila, 24 mila in meno rispetto al 2019 pari ad un calo in termini percentuale del 4,3% doppio rispetto a quello rilevato a livello medio nazionale del -2%. Esaminando il trend del numero di occupati per posizione professionale si osserva una riduzione della componente dipendente di 38 mila unità (-8,5%, calo superiore a quello medio regionale del -1,7%), conseguenza dell’effetto della crisi sul comparto dei Servizi. Mentre la componente indipendente vede invece la platea di occupati salire di 10 mila unità (+7,1%, in controtendenza rispetto al calo del -2,9% rilevato per la media Italia), dinamica trainata dalle Costruzioni.

IL PARADOSSO DELLE ENTRATE DIFFICILI DA REPERIRE – La quota di entrate ritenute difficili da reperire dalle MPI del territorio è più elevata non solo per professioni legate alla gestione della pandemia, ma anche per figure tecniche, specialistiche ed operai specializzati. Sul territorio sardo nel 2020 la quota di entrate difficili da reperire per le MPI si attesta al 26,9%, sopra di 4,7 punti alla quota del 22,2% dello scorso anno.

La quota di entrate difficili da reperire si attesta su livelli significativi (maggiori o uguali alla media 26,9%) anche nella ricerca di profili dotati di competenze digitali e green, sempre più fondamentali per affrontare il mercato odierno.

Per le MPI del territorio le entrate di figure dotate di competenze digitali di base indicate come difficili da reperire sono il 30,2%, quelle con capacità di utilizzare linguaggi o metodi matematici e informatici indicate come difficili da reperire sono il 26,9%, mentre quelle con capacità di gestione e applicazione di tecnologie 4.0 indicate come difficili da reperire sono il 28,9%.

Sul fronte green/sostenibilità ambientale –altro pilastro della futura ripartenza insieme al digitale – le entrate di personale con competenze in questo ambito ritenute difficili da reperire sono il 28,4% del totale entrate previste con green skill di tutti i livelli e il 30,9% di quelle con green skill elevate.

LE VENDITE SUL MERCATO ESTERO DEI PRODOTTI DI MPI – La pandemia e i sui effetti negativi si sono riverberati anche su mercato estero. In Sardegna l’export dei comparti manifatturieri a maggiore concentrazione di Micro e Piccola Impresa – food, moda, legno e mobili, prodotti in metallo, gioielleria e occhialeria – sale del 13,1% rispetto 2019. Tale dinamica si contrappone al -42,5% dell’export dell’intero comparto manifatturiero (riduzione che si attesta al -11% per l’export manifatturiero al netto dei prodotti energetici) e alla performance del made in Italy di MPI che nel 2020 segna un -13,1%. A trainare questo risultato particolarmente positivo per i settori di MPI la crescita delle esportazioni di prodotti in metalli (+33,5%).

CREDITO E GARANZIE – A fine 2020 i prestiti alle imprese segnano in Sardegna, come a livello nazionale, un aumento. I prestiti alle piccole imprese registrano una crescita del +10,5% superiore a quella del mese precedente (+8,7%) e migliore di quella rilevata a dicembre 2019 (+0,2%); mentre per il totale delle imprese si rileva un +8,8%, dinamica sopra a quella del mese precedente del +5,2% (novembre 2020) e migliore di quella di un anno fa (-1,4%).

Esaminando i dati relativi alla garanzia sui finanziamenti delle imprese si osserva che le domande arrivate a fine maggio (31/05/2021) e relative alle misure introdotte con i decreti ‘Cura Italia’ e ‘Liquidità’ in Sardegna sono 53.515, di cui 32.542 per operazioni fino a 30 mila euro (60,8%) e 20.973 per operazioni sopra i 30 mila euro.

Gli importi finanziati ammontano complessivamente a 2.684 milioni di euro, quelli erogati per operazioni fino a 30 mila euro ammontano a 614 milioni (22,9%) e quelli erogati per operazioni superiori a 30 mila euro ammontano a 2.070 milioni.

GREEN – Sono il 71,0% le micro piccole realtà del territorio che hanno svolto una o più azioni finalizzate a ridurre l’impatto ambientale delle proprie attività, valore superiore alla media nazionale del 66,3%. Il settore per cui si rileva una più alta quota di imprese pro green è quello della Costruzioni (77,0%). Figure professionali dotate di green skill – attitudine al risparmio energetico e alla sostenibilità ambientale – di livello medio alto o alto vengono ricercate in media dal 45,1% delle MPI sarde e sono maggiormente richieste da quelle che operano nei settori di: Public utilities (energia, gas, acqua, ambiente) (65,5%), Servizi di alloggio e ristorazione; servizi turistici (55,4%) e Industrie metallurgiche e dei prodotti in metallo (52,4%).

DIGITALE – Con la crescente necessità di fare ricorso a strumenti tecnologici e digitali per competere nel mercato plasmato dalla pandemia si rileva che sale di 14,1 punti, dal pre al post pandemia, la quota di MPI che hanno realizzato o prevedono di realizzare investimenti su uno o più strumenti digitali e/o modelli di organizzazione e/o sviluppo di business: tale quota è passata dal 43,5% del periodo 2015-2019 al 57,6% del 2020. Cambia anche il grado di importanza riconosciuto alla presenza di ciascuno strumento digitale all’interno delle 4 mura aziendali. Sale in particolar modo la quota di MPI che ritiene rilevanti e ha realizzato o realizzerà investimenti in Internet alta velocita, cloud, mobile, big data analytics (+10,2 punti), Realtà aumentata e virtuale a supporto dei processi produttivi (+9,1 punti) e IoT (Internet delle cose), tecnologie di comunicazione machine-to-machine (+8,7 punti). Quote più alte di MPI hanno investito o hanno intenzione di investire in Internet alta velocita, cloud, mobile, big data analytics (39,8%), Sicurezza informatica (38,2%) e Strumenti software dell’impresa 4.0 per l’acquisizione e la gestione di dati a supporto delle decisioni, della progettazione e ingegnerizzazione dei prodotti/servizi, dell’analisi dei processi (30,4%). Ciò spinge la domanda di competenze per il digitale trasversale e diffusa all’interno dei comparti produttivi, dei territori e dei profili professionali ricercati dalle imprese. Nel 2020 le imprese con meno di 49 dipendenti presenti sull’Isola hanno richiesto abilità digitali di base, quali l’utilizzo delle tecnologie internet e la capacità nella gestione di strumenti di comunicazione visiva e multimediale, a 28.120 delle entrate programmate, pari al 49,8% del totale, e per il 14,7% di queste le competenze digitali sono ritenute di elevata importanza nella mansione da ricoprire. La capacità di utilizzare linguaggi o metodi matematici viene ritenuta necessaria dalle imprese per 26.540 entrate programmate – il 47,0% del totale – e per il 14,3% rappresenta un requisito fondamentale per svolgere il lavoro. Infine, risulta più contenuta la diffusione della domanda di competenze specifiche per la gestione di soluzioni innovative, dato il carattere più specialistico che caratterizza l’uso di robotica, Big Data Analytics e IoT. Sono comunque 18.080 le posizioni lavorative a cui è stata richiesta la capacità di gestire soluzioni innovative (pari al 32,0% di tutte le entrate), e per il 9,6% questa componente è considerata di elevata importanza.