Tutto è pronto per le feste di Natale nell’Isola anche in un periodo difficile come quello attuale. E sono pronte anche le oltre 7.900 realtà artigiane attive nell’Isola, tra laboratori, botteghe e imprese di servizi, che offrono produzioni straordinarie per qualità, gusto, tradizione e genuinità, con circa 20mila addetti, tutte rigorosamente 100% made in Sardegna e made in Italy. E sono pronti anche i clienti nostrani e turisti ad acquistare un immenso ventaglio di prodotti straordinari dell’agroalimentare della Sardegna come pane, pasta, dolci, vini, birre, carni, formaggi, pesci e conserve. Infatti, secondo Confartigianato Imprese Sardegna, si spenderanno circa 634 milioni di euro (422 per alimentari e bevande, 212 per altri prodotti e servizi tipici delle festività), 81 in più rispetto al consumo medio mensile, contro i 378milioni di euro registrati nello scorso anno. Dall’esame della distribuzione della spesa media mensile familiare sarda per prodotto, si stima che il 38,2% degli acquisti alimentari, è intercettabile dal sistema di offerta delle imprese artigiane sarde del settore. Anche che se sul settore si sta abbattendo la crisi delle materie prime, situazione che sta condizionando fortemente le produzioni.

Sono questi numeri sono contenuti nel dossier dedicato all’“Artigianato Alimentare-Speciale Natale 2021”, elaborato dall’Ufficio Studi di Confartigianato di Confartigianato Sardegna, che ha incrociato i dati della contabilità regionale con la distribuzione mensile delle vendite, e analizzato i numeri del terzo trimestre 2021 del Ministero delle Politiche Agricole e Alimentari e dell’ISTAT.

A livello provinciale in questo dicembre, 195 verranno spesi nell’area Sassari-Gallura, 168 in quella di Cagliari, 131 Sud Sardegna, 81 a Nuoro e 59 a Oristano.

I numeri dicono anche che 2.562 imprese agroalimentari operano nell’area Sassari-Gallura (6.643 addetti), 1.818 a Cagliari (4.772), 1.511 nel Sud Sardegna (3.771), 1.243 a Nuoro (2.959) e 770 a Oristano (1.775).

Scegliere prodotti e servizi realizzati da imprese artigiane e micro piccole imprese locali vuol dire sostenere non solo l’impresa, l’imprenditore, i suoi dipendenti, e quindi le loro famiglie, ma anche contribuire alla trasmissione della cultura cristallizzata nel sapere artigiano nonché al benessere della comunità”.

Così il commento di Marco Rau, delegato regionale di Confartigianato Imprese Sardegna per il settore alimentare.

I prodotti dell’artigianato alimentare e artistico delle festività natalizie, infatti, creano identità ed esprimono la cultura dei popoli, rappresentano simboli delle tradizioni e della creatività, creano valore economico, culturale e sociale.

Per questo vogliamo rivolgerci ai consumatori sardi e ai turisti – continua Rauaffinché per regali, pranzi e cene di Natale e per il veglione di San Silvestro, si affidino alla tradizione e alla qualità che possono garantire i nostri straordinari artigiani dell’alimentazione e della ristorazione. Uno shopping di valore che può contribuire a dare ulteriore forza ad un comparto che è tra i pochi a resistere alla crisi garantendo occupazione e lavoro a decine di migliaia di sardi”. “Questi prodotti rappresentano il passato, il presente e il futuro di una intera regione e – riprende il delegato di Confartigianato per l’alimentazionese da una parte si salvaguardano da soli, perché rappresentano un importante patrimonio economico isolano, perché hanno un fatturato annuo a molti zeri, perché impiegano migliaia di persone e perché rappresentano risorse fondamentali per l’economia di molte aree interne, dall’altra occorre tutelarli e valorizzarli come si fa come i beni culturali”.

Tutto ciò avviene in un momento storico in cui le produzioni sono fortemente condizionate sia dall’aumento dei prezzi delle materie prime, sia dalla mancanza di queste.

La situazione che stiamo vivendo adesso è paradossale – continua Rau infatti, se la richiesta dei prodotti alimentari di Natale è altissima, al contrario scarseggiano le materie prime e quelle che sono disposizione hanno dei costi altissimi. Un problema che sta colpendo pesantemente le produzioni”. Le imprese stanno facendo i salti mortali per contenere i costi di latte, burro, zucchero, farina, uova, nocciole, mandorle e tutto ciò che serve per fare pane, dolci e gelati – sottolinea il Delegato di Confartigianato Sardegna per l’alimentare – infatti sta avvenendo che le tensioni di prezzo a monte della filiera della produzione alimentare non si stanno scaricando sul consumatore finale, in una fase ciclica dei consumi ancora debole. In pratica è tutto sulle spalle delle imprese produttrici”. “Sono settimane frenetiche, da mesi, lavorando giorno e notte, le imprese stanno riuscendo a soddisfare i clienti ma con difficoltà grossissime nell’accettare nuovi ordini – rimarca Rau – manca ormai tutto e i prezzi aumentano di settimana in settimana, in un settore in cui questi erano fermi quasi da dieci anni. Abbiamo iniziato a fare gli ordini molti mesi fa ma non è bastato. Se si pensa, poi, che il settore dolciario a dicembre fa più del 60% del suo ricavo, si fa presto a immaginare le perdite”. “Ma il problema non riguarda solo le materie prime – continua il Delegato – infatti non si trova, per esempio, anche il cartone per fasciare i panettoni ma anche i contenitori di plastica della glassa, i coperchi, i vasi per la frutta candida. Insomma, un vero disastro; mai successa una cosa simile”.

E’ doveroso anche ricordare i 214 prodotti agroalimentari tradizionali che la Sardegna annovera insieme alle centinaia di imprese artigiane sarde che si dedicano alle produzioni a marchio garantito Dop, Igp e Stg – ricorda Daniele Serra, Segretario Regionale di Confartigianato Imprese Sardegna – numeri che dimostrano quanto sia forte il collegamento della popolazione sarda con le sue tradizioni più profonde. Legame che si deve sempre più tradurre in un sistema integrato e sinergico tra prodotti di qualità, territorio e percorsi turistici enogastronomici”. “Per tutelarli occorre incentivare la creazione di marchi e certificazioni di qualità per i prodotti “veramente sardi”– conclude Serra – che consentiranno alle produzioni di confrontarsi adeguatamente sul mercato, alle aziende di essere valorizzate fino in fondo e di avere quel valore aggiunto che è patrimonio unico di prodotti sardi. E per queste feste senza abusare della salute, credo potremmo anche permetterci qualche sano, e sardo, peccato di gola”.

I numeri chiave della Sardegna

634 milioni di euro di spesa alimentare delle famiglie a dicembre

7.500 imprese artigiane sarde con 20mila addetti

3,4% il peso degli addetti dell’artigianato della food economy sull’economia territoriale

8 prodotti agroalimentari di qualità.

214 prodotti agroalimentari tradizionali sardi

Si richiama l’importanza economica e sociale della scelta di prodotti offerti dalle imprese artigiane e MPI locali, con i “nostri” 10 buoni motivi per comperare un prodotto artigiano

• Artigianalità basata sul valore del lavoro

• Ascolto del cliente e personalizzazione del prodotto

• Alta qualità e territorialità delle materie prime e dei prodotti realizzati

• Cultura secolare della produzione alimentare

• Tutela delle tradizioni del territorio

• Prodotti ad alta creatività, innovazione e originalità

• Prodotti ben fatti, con lavorazioni a regola d’arte

• Artigianato focalizzato sulla domanda di prossimità, con una conoscenza del mercato del locale

• Remunerazione del lavoro sul territorio

• Gettito fiscale in Italia necessario per garantire il sistema di welfare

Il trend dei prezzi al consumo della pasticceria fresca rimane contenuto.

L’ elevata pressione sui costi delle materie prime viene traslata in modo limitato sui prezzi di vendita, determinando una riduzione del valore aggiunto che rallenta la ripresa. Si comprime il contributo del settore alimentare alla crescita economica, si riduce la propensione ad investire delle imprese, compromettendo sia i processi di innovazione che la domanda di lavoro. Ad ottobre 2021 i prezzi alla produzione di prodotti del settore alimentare e bevande salgono del 4,6%, un tasso più contenuto del +7,9% della manifattura no energy. Le tensioni di prezzo a monte della filiera della produzione alimentare non si stanno scaricando sul consumatore finale, in una fase ciclica dei consumi ancora debole. Nonostante il ripresa in corso nei primi tre trimestri del 2021 la spesa per consumi di beni non durevoli rimane dello 0,4% inferiore rispetto allo stesso periodo del 2019. Sul fronte dei prezzi al consumo, quelli dei prodotti di pasticceria fresca salgono dell’1,4%, come un anno fa; analoga variazione per il pane (era +0,7% un anno prima) mentre le consumazioni di prodotti di gelateria e pasticceria si fermano al +1,2%, in calo rispetto al +2,2% di ottobre 2020. Rimane inferiore ai due punti percentuali la dinamica per ristoranti (+1,8%, era +1,0% a ottobre 2020) e pasto in pizzeria (+1,6%, a +1,0% ad ottobre 2020). Se si valutano gli indici in serie storica per valutare la dinamica rispetto al pre-pandemia, si osserva che ad ottobre 2021 le materie prime alimentari sono salite del 20,3% rispetto alla media del 2019, a fronte di un aumento dei prezzi alla produzione del 3,3%, mentre i prezzi al consumo dei prodotti di pasticceria fresca sono diminuiti del’1,7%. Nel confronto internazionale i prezzi per altri prodotti di panetteria e pasticceria – che comprende i prodotti di panetteria escluso il pane, altri prodotti di panetteria e pasticceria freschi e confezionati – sono stabili in Italia (0,1%) e Francia (0,2%), mentre salgono dell’1,4% in Eurozona e del 5,3% in Germania.